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Con la Prefazione di Giovanni Cherubini e la sintesi in arabo di Sedhom Youssef. L'affascinante e drammatica vicenda della città di Lucera, che, per volere di Federico II di Svevia, divenne località di confino per alcune decine di migliaia di Saraceni deportati dalla Sicilia. Questi trasformarono la città di tradizione cristiana in una città musulmana: la loro presenza non ne segnò, tuttavia, la decadenza, piuttosto determinò una nuova vitalità in ambito economico, sociale, culturale. Nonostante rappresentasse una sicura fonte di entrate per il Regno, dopo quasi ottant'anni dalla sua formazione, Carlo II d'Angiò pose brutalmente fine, nel 1300, a questa presenza saracena, conquistando militarmente la città e vendendo i superstiti come schiavi. Oggi si può tuttavia parlare di una "eredità musulmana" rievocata nei manufatti, nelle opere artistiche, nelle sopravvivenze toponomastiche, nella diffusione dei cognomi di origine musulmana, in particolare quelli derivati dagli etnici, a cominciare dal diffusissimo Saracino, caratteristico della Puglia e della Basilicata, e quelli derivati dai nomi personali più comuni nella comunità, come Sulayman, Marzuq.